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#7K4thefuture, niente vetta al primo tentativo

Si è fermato a quota 6.000 metri il primo tentativo della spedizione #7K4thefuture, legata alla raccolta fondi a favore di un progetto per i bambini lungodegenti dell’ospedale di Novara: Pietro Presti, Nico Valsesia e Alessandro Beltrame sono tornati al campo base, a metà di una salita caratterizzata dal tempo inclemente, con vento forte, neve e temperature molto al di sotto dello zero, quando mancavano meno di mille metri di dislivello per raggiungere la vetta della montagna regina delle Ande. Le condizioni meteo hanno moltiplicato la fatica della scalata soprattutto per Presti, il meno abituato alle condizioni estreme e alla fatica, e hanno reso difficile anche il ritorno al campo base, deciso da Nico Valsesia per poter restare in condizioni di sicurezza per tutti. «Con Nico abbiamo deciso di tornare indietro fino a Plaza de Mulas» ha scritto Presti attraverso InReach, il dispositivo di Garmin, sponsor tecnico dell’impresa insieme a Named e a Natural BOOM, che è in grado di comunicare la posizione e di inviare brevi messaggi anche nelle zone non coperte dalla rete di telefonia mobile. «E abbiamo camminato tutta la notte tra venti gelidi e neve. Non ho avuto problemi legati all’altitudine ma l’impatto fisico mi ha messo davvero alla prova. Ho toccato i miei limiti».

Ma Pietro Presti non si è ancora arreso e nei prossimi giorni riproverà a raggiungere la vetta, questa volta accompagnato da una guida locale. Nico Valsesia è stato costretto al riposo da un problema alla gamba, che ha già condizionato il suo tentativo. Il recordman di skyrunning, testimonial numero uno del progetto, farà rientro in Italia insieme al videomaker Alessandro Beltrame, mentre il direttore generale della Fondazione Tempia, che ha ideato il progetto trovando nella Fondazione Agnelli un partner prezioso, resterà sulle Ande pronto a ritentare la salita non appena le condizioni del tempo saranno appena più clementi.

Nel frattempo, all’indirizzo www.7K4thefuture.it, prosegue la raccolta fondi il cui obiettivo è finanziare l’acquisto degli strumenti tecnologici necessari per la cosiddetta “scuola in ospedale integrata”. Il progetto prevede la possibilità di creare un collegamento audio e video tra le stanze del reparto di oncoematologia pediatrica dell’ospedale Maggiore della Carità di Novara, punto di riferimento per le malattie ematologiche per l’intero Piemonte orientale, e le scuole dei giovanissimi pazienti per far sì che non solo possano restare in pari con il programma di studio ma che si sentano come in classe, con un beneficio psicologico che si somma a quello didattico. La Fondazione Agnelli ha promosso un progetto simile a Torino fin dal 2015 e una prima fase sperimentale è stata avviata nei mesi scorsi anche a Novara.

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