«La felicità è la musica. E la speranza può essere musica»: lo ha detto Aeham Ahmad, pianista e profugo siriano, reso famoso da una foto in cui suonava tra le macerie lasciate dai bombardamenti. Nella vita di Susanna Vignoli non ci sono state macerie, per fortuna. Ma il bisogno di speranza, quello sì: un tumore anni fa, poi un altro in tempi più recenti, e la necessità di trovare la forza e la voglia di vivere. Trovata? Eccome: «Dirò di più. Se non mi fossi ammalata, mi sarei persa tante cose belle». Per esempio la musica. Tra il “prima” e il “dopo”, nel suo rapporto con le sette note, non c’è solo il cancro, ma anche il laboratorio di musicoterapia del Fondo Edo Tempia, capace di trasformare una persona che sopportava a fatica la radio accesa in sottofondo in una testimonial convinta del benessere legato al suonare e all’ascoltare.
«Non ci volevo andare, confesso che ero scettica» racconta Susanna Vignoli, 55 anni, quattro figli adulti e un lavoro da impiegata all’Aci di Biella. «Valentina Furno, la mia bravissima psicologa del Fondo, mi ha convinto a incontrare Guido Antoniotti, il responsabile del laboratorio. E grazie a lui mi si è aperto subito un mondo nuovo». Il primo passo verso la nuova esperienza è stato il colloquio: «Guido mi ha trasmesso grande fiducia e ho deciso di tentare questo nuovo percorso. È stata un’ottima decisione perché quest’esperienza mi ha dato tanto». Il secondo è stato un po’ più difficile, per una persona che non aveva grande confidenza con la musica: «Il musicoterapeuta mi ha chiesto di portare con me, al primo incontro, un cd che mi piacesse. Per me è stato perfino difficile sceglierlo, tanta era la mia scarsa abitudine all’ascolto. Ho optato per un disco dei Pooh».
Da lì in avanti la strada si è fatta più semplice e luminosa. Nei laboratori, la musica diventa un mezzo per esprimersi e liberare le emozioni. E lo si fa in gruppo, con chi condivide lo stesso percorso e le stesse angosce. E proprio lo stare in mezzo a persone con cui diventa facile stabilire un legame è stato, secondo Susanna Vignoli, uno dei punti di forza: «Durante il laboratorio ti senti a tuo agio, nessuno ti giudica, puoi esternare tutto ciò che senti dentro oppure puoi anche restare tranquilla a occhi chiusi ad ascoltare. Non c’è nessun obbligo. Ma soprattutto l’esperienza mi è servita per aprirmi con gli altri».
Susanna Vignoli si sente diversa, e non soltanto perché ora il suo rapporto con la musica è cambiato. «Sono cambiata io» assicura. «Adesso la ascolto e non mi limito a sentirla. Ma soprattutto la musicoterapia mi ha reso più forte. Mi ha aiutato a riprendere il lavoro dopo le terapie. Mio marito un giorno mi ha guardata e mi ha chiesto: “Ma sei proprio tu?”. Sì, sono io. E mi rendo conto che senza questa esperienza, non solo quella del laboratorio ma anche quella più dura della malattia, mi sarei persa tante cose».
Il Fondo Edo Tempia organizza i laboratori di musicoterapia non solo nella sede di via Malta ma anche in ospedale nel reparto di pediatria, riservati ai bambini ricoverati: nell’anno scolastico 2018/2019 gli incontri si svolgono due mattine la settimana, per una settimana al mese, in alternanza a quelli di yoga. Inoltre mette a disposizione, in collaborazione con l’associazione Echo Art, il corso di specializzazione di musicoterapia in oncologia e nelle cure palliative (l’ultima edizione è partita a gennaio 2019), con l’intento di promuovere una specifica competenza in questo ambito di terapia.