Serve una fase-2 anche per i pazienti oncologici: è questo l’obiettivo del documento redatto e sottoscritto da Favo (Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia, di cui il Fondo Edo Tempia fa parte), Aiom (Associazione italiana di oncologia medica), Airo (Associazione italiana di radioterapia e oncologia clinica), Sico (Società italiana di chirurgia oncologica), Sipo (Società italiana di psico-oncologia) e Fnopi (Federazione nazionale ordini professioni infermieristiche), insieme ad Europa Donna Italia e IncontraDonna. Il documento è partito dalle carenze del sistema sanitario nazionale durante l’emergenza-Coronavirus per proporre le misure necessarie a garantire ai malati di tumore percorsi di sicurezza e la piena ripresa delle attività diagnostiche e terapeutiche.
Secondo i dati a disposizione, la situazione in tempi di pandemia, in Italia, non è stata ideale: 52 per cento in meno di diagnosi e biopsie, 64 per cento di interventi chirurgici posticipati, visite mediche ridotte del 57 per cento. Dietro questi numeri allarmanti, c’è anche la paura dei malati a recarsi in ospedale temendo di essere contagiati. «Ulteriori ritardi nella programmazione dell’assistenza rischiano di compromettere le possibilità di sopravvivenza» sottolinea il documento congiunto che chiede, su scala nazionale, potenziamento della telemedicina, delle cure territoriali e dell’assistenza domiciliare, incremento del numero di interventi chirurgici, aggiornamento del parco tecnologico nazionale degli apparecchi di radioterapia, riattivazione urgente di tutti i programmi di screening, eliminazione degli ostacoli burocratici per ottenere le tutele sociali ed effettiva realizzazione delle reti oncologiche regionali, con investimenti importanti nella medicina di precisione.
«Nella fase-2» ribadisce il documento «tutti i pazienti possono rivolgersi, con fiducia e serenità, alle loro strutture di riferimento, dove sono stati attivati protocolli specifici per la protezione dal contagio. Invitiamo i pazienti oncologici e le loro famiglie a superare ogni riserva e a non trascurare diagnosi e trattamenti per immotivate paure di contagio, anche per non compromettere i brillanti successi che negli ultimi anni sono stati raggiunti nella cura del cancro».