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Lezioni in ospedale per i ragazzi ricoverati: al via il progetto

Partirà a settembre con il nuovo anno scolastico il Progetto Aconcagua a beneficio di ragazze e ragazzi costretti a lunghi ricoveri nell’ospedale di Novara. L’iniziativa, nata da un’idea di Fondazione Tempia, Fondazione Agnelli e Unione genitori italiani di Novara, parte da lontano, dal 2019, e proprio in una spedizione dall’altra parte del mondo, quella del direttore generale della Fondazione Tempia Pietro Presti sulle Ande per arrivare ai quasi 7mila metri dell’Aconcagua, ha visto accendersi i riflettori su di lei e tratto le prime energie con una raccolta fondi. Mercoledì 14 giugno, dopo un cammino rallentato dagli anni della pandemia, la presentazione nell’auditorium dell’Università del Piemonte Orientale a Novara è stata come un taglio del nastro virtuale, in attesa di mettere in campo le forze al fianco dei pazienti del reparto di oncoematologia dell’ospedale Maggiore della Carità e non solo.

Quel reparto, rafforzato di recente, è sempre di più il punto di riferimento per le province del Piemonte orientale, facendo sì che non sia più necessario, per avere le cure più adeguate il trasferimento al Regina Margherita di Torino. Proprio dall’esperienza di quell’ospedale, iniziata nel 2015, ha tratto esempio il Progetto Aconcagua che vuole, come ha sottolineato il presidente di Fondazione Agnelli Andrea Gavosto «aiutare lo studente malato a mantenere un orizzonte di vita e di socialità più ampio possibile partendo dalla scuola perché è lì che ha una parte fondamentale delle sue relazioni». A Novara nascerà una struttura in grado di lavorare con medici e psicologi che hanno in cura i giovani pazienti, di fornire alle loro famiglie le informazioni necessarie sulle risorse a disposizione e a studiare per ognuno un progetto personalizzato perché, anche a distanza, possa seguire le lezioni, con l’aiuto dell’istituto che frequenta e dell’Ufficio scolastico regionale. Il progetto, dedicato a chi frequenta le scuole secondarie, si affiancherà alla struttura della scuola in ospedale che segue bambine e bambini nelle fasce di età più giovani.

«Ci auguriamo che possa essere un esempio» ha detto Pietro Presti «e che diventi un’opportunità per i giovani pazienti ma anche un’occasione per sensibilizzare sul modo migliore per sfruttare le nuove tecnologie per migliorare la qualità di vita di chi è in terapia». È fondamentale, nel progetto, l’uso della didattica a distanza, un dettaglio sconosciuto ai più nel 2019 diventato di uso comune nei mesi della pandemia e delle scuole chiuse. All’epoca era qualcosa di anormale. Con questa iniziativa diventa un sostegno per vivere uno sprazzo di vita di tutti i giorni: «Niente guarisce di più come vivere la normalità il più possibile» ha sottolineato Andrea Locarni, presidente dell’Unione genitori italiani di Novara. «Favorire quest’aspetto è uno degli obiettivi più importanti del nostro lavoro».

Il sostegno delle istituzioni si è manifestato con la presenza, all’auditorium di Novara o in videoconferenza, degli assessori regionali Luigi Icardi ed Elena Chiorino («Continueremo a lavorare per sostenere progetti che vadano a migliorare la qualità dello studio come quello presentato oggi»), del direttore generale dell’azienda ospedaliero universitaria di Novara Gianfranco Zulian («Il concetto di salute deve essere sempre abbinato al benessere psicofisico e sociale»), di Maria Grazia Corradini della direzione generale per lo studente, l’inclusione e l’orientamento scolastico del ministero dell’Istruzione e del Merito.

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