Nel 2020 segnato dalla pandemia la prevenzione dei tumori ha rallentato ma non si è fermata. Anzi, in provincia di Biella il calo delle prestazioni e degli esami è stato meno rilevante rispetto alla media piemontese e italiana. Lo dicono i dati divulgati dall’Osservatorio nazionale screening che ha lanciato nei giorni scorsi un grido d’allarme per la brusca frenata nei programmi nati per prevenire e diagnosticare precocemente il cancro, un tema caro anche all’Eco, l’Organizzazione europea sul cancro, che ha lanciato una campagna chiamata #timetoact, cioè tempo di agire. A Biella l’azione, svolta dal Fondo Edo Tempia su mandato e coordinamento di Asl e Regione, non è mai mancata, se non nei circa tre mesi di stop imposti nel momento più duro del lockdown. Dopo l’interruzione delle prestazioni tra marzo e maggio dell’anno scorso, la ripresa è stata a pieno regime. Analizzando i tre programmi di screening, i test citologici sono scesi del 35,6% contro la media regionale del 55,6 e quella nazionale del 43,4. Le mammografie sono state il 29,3% in meno, meglio che in Piemonte (-45%) e in Italia (-37,6%). Gli esami di prevenzione per i tumori al colon-retto hanno avuto un risultato ancora migliore: -19,2% a Biella contro il -49,8% in regione e il -31,8% nazionale.
«Credo che l’abitudine dei cittadini alla prevenzione abbia avuto il suo peso in queste statistiche» analizza Adriana Paduos, chirurgo senologo e direttore sanitario del Fondo Edo Tempia. «Il lavoro della nostra associazione, partito negli anni Novanta quasi come pioniera in Italia, ha visto gli ambulatori mobili girare per valli e piccoli paesi per portare gli esami e i test sotto casa dei cittadini. Oggi l’educazione alla prevenzione svolta in quegli anni sta ripagando. La gente sente il bisogno di tenere sotto controllo la propria salute e sa di poterlo fare grazie ai programmi di screening gratuiti».
C’è soddisfazione per i dati anche all’Asl di Biella: «Nei mesi scorsi non sono mai state interrotte l’erogazione delle prestazioni di carattere oncologico e nefrologico e l’attività di screening, nonché quelle di tipologia urgente e non differibile, classi U e B, garantendo questi indispensabili servizi in un lungo periodo di emergenza dettata dal Covid. Emergenza che per forza di cose ha comunque limitato i servizi legati a esami e prevenzione, in ambito locale come più in generale sul territorio regionale e nazionale. Limitazioni che però, come dicono i dati, sono state inferiori a quelle registrate in media nelle altre province piemontesi e italiane».
L’attività di screening coinvolge in particolare il servizio di igiene e sanità pubblica, il dipartimento di oncologia e il reparto di gastroenterologia ed endoscopia digestiva. «Tali numeri» prosegue l’Asl «sono motivo di soddisfazione per l’intera azienda, ma soprattutto rappresentano una garanzia per le popolazione e le necessità dell’utenza. In questo senso la collaborazione con il Fondo Edo Tempia si conferma efficiente e funzionale a tutela dei bisogni della cittadinanza, nonché pilastro fondamentale dell’assistenza sanitaria territoriale. Ciò è stato reso possibile dalla sinergia tra le parti e dall’impegno profuso dagli operatori impiegati nelle varie sedi della zona, cui va quindi un doveroso e sentito ringraziamento».
Nonostante questo fare meglio è possibile: basterebbe alzare la percentuale di adesione tra i pazienti invitati a fare i test di prevenzione tramite lettera. Il 2020, quasi certamente per la paura del contagio da coronavirus, ha fatto registrate un calo: se è lieve per quanto riguarda il colon-retto (da 25,3% dell’anno precedente a 23,4% il tasso di chi si è presentato agli esami), è più marcato per mammografia (53,6% contro 62,6% del 2019) e per test citologici (da 46,9% a 36%). «È questo un punto su cui non va mai abbassata la guardia» aggiunge Adriana Paduos: «occorre parlare alle persone e spiegare quanto sia importante per la loro salute un semplice controllo periodico».