In media sono tra 2mila e 2700 i vetrini che ogni mese diventano immagini ad alta risoluzione di un campione di tessuto tumorale, grazie al progetto Digital Pathology dell’ospedale di Biella. E le fotografie possono essere esaminate in ogni dettaglio sullo schermo di un computer, anziché dalle lenti di un miscroscopio, ed essere inviate in tempo reale per un secondo parere agli specialisti di tutto il mondo. Non solo: grazie ad algoritmi e programmi, le macchine eseguono, basandosi sulle immagini, calcoli e analisi che prima venivano svolti a occhio nudo e “a mano” dai medici, garantendo un’accuratezza e una velocità nettamente superiori. Ecco alcune delle ragioni per cui il progetto, unico nell’Italia del Nord, ha attirato l’interesse di altre strutture sanitarie, dall’Istituto Nazionale dei Tumori all’Humanitas di Milano, ma anche del Centro Tumori di Nanchino (Cina) oltre che di altri ospedali piemontesi. E Daniele Liscia, direttore della struttura complessa di anatomia patologica dell’Asl di Biella e “motore” del progetto, è stato invitato a presentarne le caratteristiche in un convegno di specialisti.
Questi risultati sono stati elencati, a diciotto mesi dal via dell’iniziativa, frutto dell’investimento da 400mila euro circa di Fondazione Tempia e Fondazione Cassa di Risparmio di Biella, in un incontro con i media. «La Digital Pathology avrebbe dovuto entrare a regime in due anni, invece è partita in anticipo» ha ricordato Pietro Presti, direttore generale della Fondazione Tempia. «Sono orgogliosa perché siamo stati i primi in Italia» ha aggiunto la presidente Viola Erdini. «E, in un’era in cui gli algoritmi sembrano fare paura, ecco un uso intelligente della tecnologia» ha commentato Franco Ferraris, presidente della Fondazione Crb.
«Da febbraio l’esperimento è diventato parte della routine clinica dell’ospedale di Biella» ha specificato il commissario di Asl Biella Diego Poggio, «e questo lo rende ancora più una novità nel panorama nazionale». Come ha spiegato Daniele Liscia, «è un sistema che funziona meglio più sono gli utilizzatori». Il limite è lo spazio, non fisico ma virtuale: «Nel solo mese di aprile abbiamo “consumato” 1,4 terabyte di memoria archiviando le immagini dei campioni» ha detto il primario. Si tratta di una quantità pari a sei volte tanto la memoria totale del più potente e costoso telefonino sul mercato. «Per questo» ha aggiunto Liscia «si sta pensando a un solo archivio centralizzato che consenta un’economia di scala alle strutture sanitarie che fanno uso del sistema».
I vantaggi per i pazienti sono evidenti: «Se la diagnosi non è accessibile, tempestiva e di alta qualità, il percorso di un malato oncologico ne è condizionato» ha ricordato Pietro Presti. La rapidità è assicurata dalle caratteristiche del sistema: «È in grado di analizzare una singola immagine di un campione di tessuto, per esempio, contando la percentuale di cellule cancerogene che ancora si riproducono» ha spiegato Daniele Liscia «e in questo modo ci indica il tasso di aggressività dei tumore». La qualità è garantita dalla possibilità di consulti rapidi con altri specialisti, non importa quanto siano lontani: «Abbiamo stipulato una convenzione con l’istituto di Candiolo per quanto riguarda i sarcomi» ha raccontato il primario. «E il loro aiuto si è rivelato prezioso in casi particolarmente complicati».