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Tumore alla prostata, il Laboratorio di Genomica mette a punto un nuovo test

Un nuovo metodo di rilevazione del tumore alla prostata, più accurato di quelli esistenti, è stato messo a punto dal Laboratorio di Genomica della Fondazione Tempia che, per la prima volta nella sua storia, ha presentato domanda di brevetto per certificare la paternità di un’invenzione industriale.

Il risultato è il frutto di un lavoro cominciato cinque anni fa con l’obiettivo di trovare delle molecole che fossero più accurate del Psa, l’antigene specifico della prostata, metodo al momento universalmente riconosciuto per consentire una diagnosi precoce di cancro. «Il problema» spiega Giovanna Chiorino, direttrice del Laboratorio di Genomica «è dato dai tumori che si nascondono dietro un livello di Psa basso e, dall’altro punto di vista, i casi di valori alti che risultano essere falsi positivi, perché il livello può essere influenzato anche da altre cause, non di origine maligna». Per questo il Psa non è un marcatore appropriato da usare in un contesto di screening.

Lo staff del laboratorio di Genomica della Fondazione Tempia: da sinistra Paola Ostano, Ilaria Gregnanin, Maurizia Mello Grand e Giovanna Chiorino
Lo staff del laboratorio di Genomica della Fondazione Tempia: da sinistra Paola Ostano, Ilaria Gregnanin, Maurizia Mello Grand e Giovanna Chiorino

Il laboratorio ha dunque cercato altri rilevatori in grado di rendere più credibile il segnale d’allarme, trovandoli in due micro-Rna circolanti, analizzabili nel plasma isolato dal prelievo di sangue. Mesi di osservazioni su un gran numero di campioni hanno consentito di validare l’ipotesi di partenza e di conseguire un risultato importante: chiedere il brevetto di un metodo per una diagnosi più accurata del tumore della prostata. La metodologia dovrà essere ulteriormente testata su grandi casistiche multicentriche prima di poter essere messa a disposizione dell’intera comunità scientifica. Nel frattempo la ricerca è stata pubblicata il 19 novembre sulla rivista scientifica internazionale Carcinogenesis. Il riassunto è disponibile sul sito del National Center for Biotechnology Information (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/30452625).

«Questo rappresenta un primo passo, non un punto d’arrivo» sottolinea Pietro Presti, direttore generale della Fondazione Tempia. «Il nostro obiettivo è procedere verso la valorizzazione della nostra attività di ricerca anche in ambito applicativo industriale, con l’ambizioso obiettivo di individuare nuovi modelli di sostenibilità e di sviluppo per la ricerca stessa, oltre a poter realizzare opportunità di impatto reali, in primis verso i pazienti, i sistemi sanitari e la società».

Il team di ricercatori del laboratorio di genomica che ha messo a punto la tecnica, oltre che da Giovanna Chiorino, è formato da Maurizia Mello Grand, Ilaria Gregnanin e Paola Ostano. Al progetto ha lavorato anche Lidia Sacchetto, del dipartimento di ingegneria matematica del Politecnico di Torino, insieme a medici e ricercatori provenienti da varie istituzioni nazionali e internazionali (Ospedale San Giovanni Battista, Italian Insitute for Genomic Medicine, Politecnico di Torino, Massachusetts General Hospital di Boston). Il progetto è stato realizzato con il prezioso supporto economico da parte dell’Airc, l’associazione italiana per la ricerca sul cancro, e della fondazione Compagnia di San Paolo di Torino.

«Questo nuovo metodo» aggiunge Giovanna Chiorino «ha il vantaggio di non essere invasivo. Lo stesso campione di sangue che si utilizza per l’esame del Psa è sufficiente per questo ulteriore test. E il risultato è più accurato».

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