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«Quel camper in piazza mi ha salvato la vita»

Al Fondo Edo Tempia diciamo spesso che la diagnosi precoce salva la vita. Per questo Elvo Tempia aveva “inventato” l’ambulatorio mobile, il camper che portava le visite specialistiche di prevenzione nelle piazze dei paesi, specie quelli più lontani dagli ospedali. Portava, e porta. E salva ancora la vita. Il progetto sostenuto dal Rotary Valsesia ha consentito, nei mesi passati, di svolgere 107 visite nei Comuni della valle. Una di queste è stata davvero speciale. Ma lasciamo che lo racconti la protagonista, che ha chiesto di non comparire con il suo nome.

Vorrei raccontare la mia storia.

Comincia una mattina come tante, di quelle in cui si esce di casa perché è giorno di mercato e bisogna fare la spesa. Ma nella piazza del mio paese in Valsesia quel giorno non c’erano solo le bancarelle di frutta e verdura, le passanti frettolose e quelle che non vedevano l’ora di fare due chiacchiere. Proprio lì in centro, impossibile da non notare, era parcheggiato un camper bianco. Sulla fiancata c’era il disegno dell’albero verde e la scritta “Fondo Edo Tempia”. Era l’ambulatorio mobile che proprio quel giorno si era spinto a poche decine di metri da casa mia per consentire alle donne di essere visitate da una specialista del seno. La chiamano prevenzione, raccomandata dopo aver superato una certa età per prendere in tempo un eventuale tumore.

Io sono oltre quell’età. E mi sono resa conto che da due anni non facevo una mammografia. Così mi sono avvicinata, ho chiesto alla persona che stava accanto al camper se ci fosse ancora tempo per una visita in più. Lui è salito, ha domandato alla dottoressa e mi ha detto di sì, che presto sarebbe stato il mio turno.

Pochi minuti dopo avrei scoperto che quella doppia casualità, il camper proprio quel giorno nella piazza del mio paese e il fatto che ci fosse ancora posto per una visita, mi avrebbe cambiato la vita in meglio. Sull’ambulatorio mobile ho conosciuto la dottoressa Adriana Paduos. Con garbo e professionalità mi ha detto che aveva avvertito un nodulo al seno sinistro e che avrei dovuto fare altri accertamenti. Abbiamo fissato una mammografia e la dottoressa, gentilissima e disponibile, mi ha lasciato il suo numero di telefono perché le potessi comunicare l’esito dell’esame.

L’esito dei controlli non è stato per nulla rassicurante. Ma la voce e le parole della dottoressa Paduos sì, lo sono state: c’erano buone prospettive di cura, mi ha detto, e mi ha indirizzata all’ospedale di Biella. Qui, pochi giorni dopo, ho completato gli esami e le pratiche del prericovero, accorgendomi di essere circondata da competenza e umanità. A operarmi è stata la dottoressa Paduos stessa, un intervento di oncoplastica in cui oltre a rimuovermi il nodulo mi è stata ricostruita la mammella.

A Biella ho proseguito le terapie dopo l’intervento, sempre circondata da attenzione e professionalità. Ormai è passato qualche mese e oggi sto bene. Perché ho voluto raccontarvi la mia storia? Per ringraziare le persone che ho avuto intorno, dal mio angelo, la dottoressa Paduos, agli infermieri e al personale sanitario dell’ospedale di Biella, per arrivare al Fondo Edo Tempia e ai suoi programmi di prevenzione, come le visite sull’ambulatorio mobile che sono state rese possibili dal contributo del Rotary Valsesia. E poi vorrei invitarvi ad avere cura di voi: una visita, gli occhi di uno specialista, un esame clinico in più salvano davvero la vita. E io sono qui a testimoniarlo.

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