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Fondazione Tempia e Università di Torino al lavoro su un farmaco antivirale contro il Covid-19

C’è un nuovo fronte su cui Fondo e Fondazione Tempia si stanno impegnando nel braccio di ferro con la pandemia: la ricerca. Il laboratorio di genomica ha iniziato ormai da due mesi una collaborazione con l’Università di Torino per approfondire gli studi su un composto, inizialmente pensato per le cure della leucemia, che ha mostrato di avere anche proprietà antivirali, in grado di inibire il ciclo replicativo di tutti i coronavirus. L’analisi per ora è stata effettuata in vitro su campioni di cellule dell’apparato respiratorio. Ma i risultati sono così promettenti che è stata avviata la ricerca di finanziamenti per proseguire negli studi di efficacia e sicurezza del farmaco.

Il progetto è frutto di una collaborazione tra il laboratorio di genomica e i dipartimenti di Scienze e tecnologie del farmaco e di Scienze della vita e biologia dei sistemi dell’università di Torino. La squadra comprende, oltre alle ricercatrici della Fondazione Tempia, i professori Donatella Boschi e Marco Lucio Lolli, che insieme hanno anche fondato Drug Discovery and Clinic (www.ddcpharmaceutical.com) e Beenext (www.beenext.it), e Giorgio Gribaudo e Anna Luganini del laboratorio di microbiologia e virologia (https://lmvunito.wixsite.com/website).

Il composto sviluppato dal gruppo di Lolli e Boschi, in grado di inibire l’attività dell’enzima cellulare DHODH, era stato inizialmente studiato con ottimi risultati per un tipo di leucemia. Quando i virologi Gribaudo e Luganini lo hanno testato su cellule infettate da coronavirus, hanno riscontrato proprietà antivirali sorprendenti. L’inibitore della DHODH è infatti in grado di bloccare la produzione delle pirimidine, una via biosintetica essenziale per il ciclo replicativo di tutti i coronavirus. Si comporta quindi come molecola antivirale che bersaglia i meccanismi dell’ospite. «Questa molecola» sottolinea Marco Lucio Lolli «è di grande interesse per il controllo terapeutico non solo di Sars-CoV-2 e delle sue varianti, ma anche di futuri coronavirus emergenti. Purtroppo Covid-19 non è la prima, né sarà l’ultima malattia grave dovuta a virus di origine animale trasmessi all’uomo che dovremo affrontare. Poter avere farmaci antivirali efficaci contro gli attuali coronavirus non solo aiuterebbe in questa pandemia, ma sarebbe fondamentale anche in caso di futuri virus emergenti, rallentandone la diffusione, salvando vite e guadagnando tempo per lo sviluppo di vaccini specifici».

Il composto sviluppato dall’Università di Torino ha un’attività sorprendentemente potente, di gran lunga superiore a quella di farmaci antivirali già testati, e accompagnata da livelli di tossicità incredibilmente bassi. «Per ora» dice Giovanna Chiorino, che dirige il laboratorio di genomica della Fondazione Tempia «è stato studiato in vitro in colture di cellule epiteliali dell’albero respiratorio sulle quali il nostro laboratorio ha analizzato le alterazioni dell’espressione genica determinate da questo farmaco». «Si è osservato» aggiunge Giorgio Gribaudo «che trattamenti a dosi molto basse sono in grado di indurre un notevole aumento dell’espressione di geni dell’immunità innata e, in particolare, di quelli indotti dall’interferone, responsabili della risposta immunitaria antivirale innata che l’ospite attiva quando riconosce la presenza di un virus».

Gli esperimenti di profilazione genetica saranno a breve replicati anche su cellule infettate. Il passo successivo della ricerca sarà dimostrare che, trattando con questo composto le cellule infettate da diversi coronavirus, non solo si blocca la replicazione virale, ma viene inibita anche la cosiddetta “tempesta citochinica” infiammatoria a cui il paziente può andare incontro quando l’infezione con Sars-CoV-2 si aggrava e che è causa dei gravi sintomi che spesso si manifestano. Dato il meccanismo d’azione come antivirale che bersaglia i meccanismi dell’ospite ad ampio spettro, è probabile che questo composto possa essere efficace anche per altri virus respiratori che causano gravi malattie nell’uomo, come il virus dell’influenza e il virus respiratorio sinciziale (RSV).

Al momento il gruppo di lavoro è alla ricerca dei finanziamenti necessari per produrre la molecola su scala adeguata a eseguire studi certificati di efficacia e sicurezza per poi poter iniziare la sperimentazione clinica sull’uomo.

«Da anni collaboriamo con l’Università di Torino, così come con altre realtà italiane e straniere, per la ricerca in campo oncologico» sottolinea la presidente della Fondazione Tempia Viola Erdini. «Siamo felici di poter dare il nostro contributo anche in questo ambito, rispetto anche all’impegno che la nostra associazione ha profuso dall’inizio della pandemia a sostegno della sanità pubblica, dal supporto per i tamponi alle donazioni agli ospedali. Ora siamo coinvolti anche sulla ricerca farmacologica, indirizzata a trovare cure efficaci per il Covid-19, a quarant’anni dalla nascita del Fondo e a venti da quella del laboratorio di genomica. Il lavoro al servizio della collettività è il modo migliore per celebrare i nostri traguardi».

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