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#7K4thefuture, Pietro Presti ha raggiunto la vetta dell’Aconcagua

«Siamo arrivati in vetta! 7K!»: con questo messaggio breve ed entusiasta, inviato via dispositivo satellitare, il direttore generale della Fondazione Tempia Pietro Presti ha annunciato di aver centrato l’obiettivo “sportivo” del progetto #7K4thefuture, ovvero raggiungere i 6.962 metri della cima dell’Aconcagua, la montagna più alta delle Ande e del mondo fuori dall’Asia. Resta l’altra scalata da affrontare, quella della raccolta fondi a cui la missione in Argentina è legata a doppia mandata. Serve ad acquistare le attrezzature tecnologiche necessarie per garantire collegamenti audio e video tra le stanze di degenza dei piccoli pazienti del reparto di oncoematologia pediatrica dell’ospedale Maggiore della Carità di Novara e le loro scuole. L’obiettivo è di consentire ai malati di seguire le lezioni come se fossero in classe, con benefici non solo per la loro istruzione ma anche per il loro benessere psicologico in un momento difficile.

La spedizione sulle Ande è nata proprio con l’obiettivo di catturare l’attenzione dell’opinione pubblica verso questo progetto e il problema che si propone di risolvere, così come la Fondazione Agnelli, partner della Fondazione Tempia in questa iniziativa, ha già fatto all’ospedale Regina Margherita di Torino e cominciato a mettere in piedi a Novara. Il primo tentativo, nei giorni scorsi, si era fermato a mille metri circa dalla vetta: lo skyrunner di fama mondiale Nico Valsesia, il videomaker ligure Alessandro Beltrame e Pietro Presti avevano iniziato la salita in una giornata caratterizzata da neve e vento freddo che aveva portato al limite la resistenza del direttore generale della Fondazione Tempia, il meno abituato del terzetto alle fatiche e alle condizioni limite dell’altura estrema. Da qui la decisione, frutto dell’esperienza di anni di montagna di Nico Valsesia, di rinunciare e tornare al campo base, in una discesa che si è rivelata allo stesso modo faticosa.

Il secondo tentativo è stato caratterizzato dal tempo più clemente e una volta in vetta, dopo due tappe intermedie dal campo base di Plaza de Mulas (oltre quota 4.000) e una notte trascorsa in bivacco a 6.000 metri, Pietro Presti è stato accolto da un cielo sereno e da un sole luminoso. Ad accompagnarlo, dopo il ritorno in Italia dei compagni di viaggio originari (il programma prevedeva una sola finestra di 72 ore per un unico tentativo), è stata una guida andina, dopo il lavoro di preparazione al nuovo tentativo che Nico Valsesia aveva contribuito a compiere prima di tornare in Europa.

«La gioia è grande perché le percentuali di riuscita erano basse» sono le prime parole di Presti. «Ma spero che parlare della mia scalata serva a puntare i riflettori sul progetto per i bambini lungodegenti dell’ospedale di Novara, che è punto di riferimento extraprovinciale per il Piemonte orientale, per le patologie oncoematologiche». Tutti possono contribuire alla raccolta fondi con una donazione via web all’indirizzo www.7K4thefuture.it

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